Perché il simbolo della Ferrari é in cavallino rampante?
Francesco Baracca, eroico aviatore della Prima Guerra Mondiale, fece disegnare un Cavallino Rampante sulla carlinga del proprio aereo Nieuport, affinché nei duelli aerei l'avversario potesse riconoscerlo. Dopo la sua morte, il Cavallino Rampante fu adottato dai veivoli del 4° Stormo della nostra Aeronautica Militare, che combatterono durante la Seconda Guerra Mondiale. Tornata la pace, al 4° Stormo si affiancò il 9°, interamente dedicato a Francesco Baracca e con il simbolo espresso nella sua immagine originale, cavallo nero rampante verso sinistra in campo bianco a forma di nuvola. Al di fuori dell'aeronautica, il Cavallino è però noto nel mondo come simbolo della Scuderia Ferrari. L'incontro tra la Famiglia Baracca ed Enzo Ferrari avvenne nel 1923, quando il «Drake» partecipò e vinse il primo circuito del Savio che si correva a Ravenna: lì conobbe il conte Enrico, padre di Francesco.
All'incontro con il conte Baracca ne seguiranno altri, sino alla nascita di un rapporto personale: sarà proprio la madre di Francesco, la contessa Paolina, come raccontò lo stesso Ferrari, a donargli il Cavallino, simbolo del figlio morto in battaglia.
«Fu essa a dirmi un giorno: Ferrari, metta sulle sue macchine il Cavallino Rampante del mio figliolo. Conservo ancora - prosegue Ferrari - la fotografia di Baracca con la dedica dei genitori in cui mi affidano l'emblema».
Quando Ferrari nel 1929 creò la sua Scuderia, adottò proprio quel Cavallino come suo simbolo, che quindi apparve su tutte le pubblicazioni, le insegne e le carte ufficiali della società, ma non sulle auto, che erano delle Alfa Romeo e riportavano il simbolo sportivo, un quadrifoglio verde in triangolo bianco. Per la verità, qualche trasformazione il Cavallino l'aveva subita: la coda era rivolta verso l'alto, la criniera più composta, la figura un po' più tozza, ma Enzo Ferrari ha sempre riconosciuto con orgoglio che quello era il simbolo che un tempo fu di Francesco Baracca.
L'esordio dello scudetto sulle vetture avvenne il 9 e 10 luglio 1932, alla 24 Ore di Spa. Non poteva esserci occasione più propizia: la gara fu vinta dalla vettura di Taruffi e D'Ippolito, seguita da quella di Siena e Brivio. Dopo quella vittoria, lo scudetto ha contrassegnato tutte le partecipazioni ufficiali della Scuderia Ferrari negli anni Trenta, fino al momento in cui a essa subentrò il reparto speciale Alfa Corse, diretto da Enzo Ferrari ma gestito dalla casa milanese.
Il primo marchio sul cofano di una Ferrari apparve sulla 125 di Franco Cortese nel giorno del debutto della Casa di Maranello in gara, sul circuito di Piacenza, l'11 maggio 1947. Disegnato dall'ufficio tecnico della Ferrari e realizzato dalle ditte Castelli e Gerosa di Milano e Cristiglio di Bologna, rimase inalterato fino al 1950.
Per distinguere le vetture ufficiali da quelle dei moltissimi clienti che si cimentavano in gara, nel 1952 Enzo Ferrari decise di ripristinare il distintivo sportivo della vecchia Scuderia Ferrari, ammodernato e ingentilito nella forma.
Il debutto avvenne il 16 marzo sulle vetture iscritte al Gran Premio di Siracusa, le 500 F2 di Ascari, Taruffi, Farina e Villoresi. Anche in questa occasione si trattò di un trionfo, con Ascari, Taruffi e Farina ad occupare le prime tre posizioni nell'ordine di arrivo.
In quello stesso anno Ascari vinse, sempre con una 500 F2, il Campionato del Mondo piloti, il primo dei 25 titoli iridati della Ferrari. Questo simbolo fu da allora sempre scrupolosamente applicato, tranne sporadiche eccezioni, nella sua forma convenzionale e mai più cambiata, su tutte le vetture Ferrari di qualsiasi categoria iscritte in gara dal «concorrente Ferrari».